Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedě 29 agosto 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Il fanatismo e la violenza ideologica dell’Ucoii. Non c’era bisogno dell’inserzione…

di Gualtiero Vecellio

Ha ragione il vice-presidente della Coires (ComunitĂ  religiosa islamica) Sergio Yahe Pallavicini: “Cosa c’entrano le altre comunitĂ  islamiche con la pubblicazione di quella pagina su Israele dell’Ucoii?”. Tuttavia, come dice Khaled Fouad Allam, L’Ucoii, rimanendo ferma sulle sue posizioni “oltre a lasciare una macchia sulla consulta, provoca una rottura insanabile. E’ infatti un comportamento inaccettabile che porta a un’unica conclusione: l’esclusione dell’Ucoii dalla consulta”. E questo comporta fatalmente un problema anche per le altre comunitĂ  islamiche.

 

Come riferiscono le cronache, il presidente dell’Ucoii Mohammed Dachan ha ammesso solo che l’inserzione che equipara Israele ai nazisti è “un errore di comunicazione”, concedendo che forse si è trattato di “una interpretazione forzata” di un’iniziativa della quale al massimo potevano dichiararsi dispiaciuti. Rifiutando di sottoscrivere il documento sui valori, l’Ucoii, per dirla con il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha compiuto “una scelta che non potrĂ  restare senza conseguenze”. Quali saranno, a questo punto, le conseguenze, lo vedremo. Il ministro Amato si è trovato in “ereditĂ ” un organismo giĂ  costituito dal suo predecessore Beppe Pisanu. Sarebbe interessante a questo punto conoscere per quali ragioni Pisanu ha ritenuto che l’Ucoii facessero parte della Consulta. PerchĂ© l’inserzione-scandalo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi, tutti di analogo segno e di analoga gravitĂ .

 

Tre anni fa, era il 1 settembre 2003, Dachan ha firmato un comunicato di oltre duecento ulema sunniti, tra i quali figuravano il leader spirituale di Hamas Ahmad Yassin, il suo leader politico Khaled Mashaal, il leader dei Fratelli Musulmani in Egitto Mohammad Ma’mun Al Hodeiby. Nel documento si condanna la strage della moschea sacra di Najaf in Irak, costata la vita a un centinaio di fedeli, tra cui l’ayatollah Mohammad Baqer Al Hakim. I firmatari addossano “la responsabilitĂ  dell’attentato all’autoritĂ  di occupazione, chiunque siano gli esecutori di questo deplorevole crimine, così come essa è responsabile del caos totale, dello stillicidio di sangue, della violazione delle case, dal momento che non fa nulla se non per proteggersi e consolidare la propria occupazione”.

 

Il 22 marzo 2004, dopo l’uccisione dello sceicco Yassin, l’Ucoii diffonde un comunicato che sembra mutuato da Hamas: “La politica di Sharon disegna un progetto di ‘soluzione finale’ che scatenerĂ  una reazione a catena di dolori e lutti di cui non si riesce a ipotizzare l’esito ma che certamente renderĂ  questo nostro mondo, e il Mediterraneo in particolare, teatro di uno scontro durissimo e sanguinoso”.

 

Il 26 gennaio 2006 un altro esponente dell’Ucoii, Hamza Roberto Picaro,  si rallegra per la vittoria di Hamas alle elezioni legislative palestinesi, sostenendo che “Hamas è la crema della societĂ  palestinese, sono i migliori”. Il messaggio si conclude con lo slogan: “Gloria ai vivi e onore ai martiri”, e i “martiri” sono i terroristi kamikaze che si fanno esplodere cercando di uccidere quanti piĂą civili israeliani possibile.

 

Il 12 novembre 2003 Dachan “giustifica” la strage di Nassiriya, sostenendo che “non c’era nĂ© patria nĂ© Costituzione da difendere, a Nassiriya…nessuna convenienza politica o impegni con gli alleati può giustificare il dispregio dell’opinione pubblica e dei valori fondamentali della Repubblica”.

 

Successivamente il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi viene definito “un bandito della finanza mondiale” (12 marzo 2005) e si legittima il terrorismo suicida palestinese e in Irak; si nega il diritto all’esistenza di Israele, si diffonde un’interpretazione ideologica dell’Islam profondamente anticristiana, antiebraica e antioccidentale. Esponenti di primo piano dell’Ucoii hanno aggredito Franco Frattini, quand’era presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi segreti: aggressione che provocò lo scioglimento del Consiglio islamico d’Italia (marzo 2001) con le dimissioni di Mario Scialoja, di Omar Mario Camilletti, di Hassan Giulio Soravia e Munira Alamin.

 

Non c’era bisogno, insomma, dell’inserzione che equipara Israele ai nazisti, per comprendere la natura e la “politica” di questi personaggi, che da anni alimentano fanatismo e si rendono protagonisti di una intollerabile violenza ideologica all’ombra delle moschee.